Eliana Decet arriva seconda per le Fotografie della Sfida creativa 2022

by Elena Salem

«La fotografia per me è uno strumento per raccontare le storie delle persone che incontravo sul mio cammino» racconta Eliana. «Amo le immagini che hanno come soggetto le persone».

Eliana Decet è la 2°classificata della categoria Fotografie della Sfida creativa 2022.

Professoressa di italiano, laureata in lettere, Eliana può meritatamente rilassarsi con il pacchetto Boscolo Total Wellness.

Come è nata in te la passione della fotografia?

«Ho iniziato a fotografare sin da bambina con mio padre. Lui scattava con una vecchia Reflex analogica. Ma era un po’ pesante e difficile da maneggiare. Con le macchine fotografiche digitali, tutto è diventato più semplice.

Così ho potuto sviluppare questa passione, cominciando a studiare le tecniche di base della fotografia.

Che cosa ti piace in particolar modo della fotografia?

«Mi piace catturare l’istante in cui qualcosa succede. Qualche cosa che sento come straordinario e che io vorrei fissare nella mia mente e condividere con gli altri»

Come sei venuta a conoscenza della Sfida creativa?

«Ero chiusa in casa: avevo preso il Covid-19. Ho conosciuto la Sfida creativa grazie a un’amica. Non avevo mai provato a partecipare a un concorso».

Dove hai scattato la fotografia “Il giorno più bello” con cui hai partecipato al concorso de Il piacere di raccontare?

«L’ho scattata durante un mio viaggio in Uzbekistan, a Bukhara, nell’agosto 2022. Questa nazione è bellissima, poco turistica e affascinante. L’Uzbekistan è un paese molto giovane con un livello culturale medio, nonostante le scuole e le università siano di ottimo livello.

Sono rimasta colpita da questa antica tradizione dove il matrimonio è praticamente obbligatorio per molti ragazzi.

Nel paese si contraggono matrimoni tra giovanissimi e la cosa che mi ha particolarmente sorpreso è il fatto che lo sposo sorride sempre, al contrario della giovane sposa, la cui espressione non si vede neanche, nascosta dal velo».

Come sei riuscita a realizzare questo scatto?

«Sono riuscita a immortalare questo matrimonio davanti un santuario. In quello stesso momento c’erano tante altre cerimonie analoghe.

La sposa, minuta e con il volto coperto dal velo, è rinchiusa in sé stessa, non trasmette gioia, anzi non sembra per nulla felice, oscurata dal contrasto con lo sposo baldanzoso e sorridente.

Dietro a questa immagine credo ci siano usanze antiche che obbligano una ragazza giovanissima – forse ancora bambina – a unirsi in matrimonio con uno sconosciuto alle soglie della pubertà, senza aver ancora sperimentato la vita. 

Per rendere il momento ancora più opprimente, ho deciso di ritoccare la luminosità e di darle un taglio quadrato. I due soggetti sembrano due figurini».

Quali altre esperienze hai avuto con la fotografia?

«Nel 2017 ho realizzato il mio primo workshop fotografico in Brasile, precisamente negli stati di Cearà e Rio Grande do Norte. Lì ho avuto modo di conoscere e fotografare una realtà, quella del Movimento Sem Terra, che mi appassiona da tempo.

Ho scattato anche altre foto e ho deciso di raccoglierle su un mio sito personale: www.elianadecet.it»

Che cosa ti porti a casa da quest’esperienza?

«La soddisfazione più grande è stata quella di essere stata selezionata dalla Giuria tecnica tra i primi cinque finalisti, nonostante abbiano partecipato alla Sfida creativa tantissime persone. È stato un enorme piacere scoprire questo concorso e la community de “Il piacere di raccontare”».

Qui sotto potete trovare la foto con la quale Eliana Decet ha vinto il secondo premio nella categoria Fotografie con una storia da raccontare.

Eliana Decet Il giorno più bello
"In Uzbekistan, con una popolazione che per il 50% ha meno di venticinque anni, il matrimonio è quasi un obbligo: tre giorni di festeggiamenti, centinaia di invitati, foto di rito in cui lo sposo sorride poco e la sposa mai, per sottolineare la maturità raggiunta e la serietà nell’affrontare l’impegno di un’intera esistenza. Giovani spose, spesso ancora studentesse universitarie o appena diplomate, affrontano il rituale che le porterà a vivere nella casa del marito, sottoposte al volere della suocera e all’usanza di partorire il primo figlio entro un anno dalle nozze. In questa sposa dal volto coperto, in questa postura mesta e in questo atteggiamento d’umiltà che fa da contraltare al sorriso accennato dello sposo e alla sua baldanza, ho colto un quesito senza risposta: in quello che è il giorno più bello, che cosa rimane dei suoi sogni di giovane donna? "
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