Antonio Blunda vince la sezione Racconti della Sfida creativa 2022

by Elena Salem

«Scrivo sin da piccolo» racconta Antonio Blunda. «I miei genitori hanno conservato il mio primo quaderno di poesie. Allora, avevo 7 anni».

Con Antonio Blunda iniziano le interviste ai 6 vincitori della Sfida creativa 22 – il concorso letterario e fotografico de Il piacere di raccontare.

Antonio Blunda si è aggiudicato uno splendido week end in Europa per due, anche se non potrà usufruirne ora, o almeno non subito. «Il 7 marzo è nato Ruggero, il mio secondo figlio» racconta, «siamo molto felici, ma dovrà passare un po’ di tempo prima di poter viaggiare. E comunque non sono preoccupato di perdere questa opportunità, visto che il pacchetto che ha vinto ha la durata di un anno.

«La passione per la scrittura è cresciuta negli anni del liceo classico. Poi ho fatto studi giuridici. Ma la scrittura è rimasta la mia valvola di sfogo. Io penso che scrivere ci consenta di esprimere la parte più vera di noi».

Come concili la scrittura con il tuo lavoro?

«La scrittura è una passione che convive in parallelo con la mia attività professionale e si contaminano a vicenda. Sono un avvocato civilista e mi occupo di tanti argomenti. La scrittura mi ridà vita e soprattutto ne crea una nuova nella mia mente. I personaggi che nascono dalla mia fantasia sono vivi  dentro di me, con le mie storie tutto diventa vero».

Quando ti dedichi alla scrittura?

«A questo proposito, vorrei citare un aneddoto tratto dalla vita di Stephen King. Lui scriveva anche con i due figli in braccio, sopra la lavatrice in funzione. Quando qualcosa ti è nel sangue, la fai con entusiasmo in qualsiasi situazione. Io mi alzo alle cinque e mezza di mattina per scrivere, ma lo faccio senza fatica, anzi con entusiasmo».

Come scegli i soggetti delle tue storie?

«Il primo vaglio di quello di che scrivo lo fa mia moglie. Lei è una forte lettrice e con lei discuto delle cose che mi vengono in mente e delle storie che vorrei raccontare».

Scrivi di getto, oppure procedi passo per passo?

«Non ho mai scritto un romanzo, ma quando scrivo un racconto mi faccio uno schema iniziale. Parto da un’idea, comincio a scrivere e poi è un po’ come se man mano si depositasse sulla pagina la polvere che è nell’aria. Spesso mi capita di avere l’incipit subito e la parte finale; poi come con dei fili ricollego tutto. Quando finisco, chiedo a mia moglie: «Come ti sembra?». Per un racconto ho visto che alla fine piangeva, per altri è stata anche molto critica. Alla fine faccio comunque di testa mia, ma il suo parere è per me molto importante».

Come sei arrivato alla Sfida Creativa de Il piacere di raccontare?

«Seguo diversi siti e pagine di scrittura e la vostra pagina mi è piaciuta subito. In particolare, ho seguito con molto interesse le sfide settimanali sui dipinti. È davvero una sfida perché inventare qualcosa dall’osservazione di ciò che hai davanti ai tuoi occhi.  Ma è la strada migliore. Ed è proprio il meccanismo che spinge me a scrivere».

Come hai immaginato così “L’inferno degli inferni”?

«È un racconto che ho scritto in quattro giorni, proprio partendo dall’osservazione dell’immagine del faro di cui racconto nella storia. Ci sono anche diversi video in 3D ai quali  mi sono ispirato. Li ho messi in sottofondo e, fissando le immagini che scorrevano, mi è venuta in mente questa storia.

Ho costruito il personaggio del guardiano del faro e ho fantasticato sulla sua lotta per la sopravvivenza, non nascondendo i suoi lati oscuri. Anzi è proprio i lati oscuri della natura umana che ho voluto far emergere e la loro forza morale».

Cosa ti porti a casa da questa esperienza?

«L’esperienza che ho avuto con Il piacere di raccontare è stata entusiasmante. Partecipo a molti concorsi, ma molto spesso i nomi delle persone che giudicano non vengono resi noti.

Conoscere i componenti della Giuria Tecnica e la loro autorevolezza sul piano culturale mi ha dato un’estrema gratificazione. Ho letto anche gli altri racconti giunti in finale e mi sono sembrati tutti molto belli».

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